“Il libraio di Kabul” è un libro scritto da Åsne Seierstad. L'autrice, scrittrice e giornalista norvegese, è una tra le più apprezzate corrispondenti di guerra d'Europa. Grazie ai suoi reportage dal Kosovo, dalla Cecenia, dall'Iraq e dall'Afghanistan ha ricevuto riconoscimenti internazionali e nazionali. Tra i suoi libri ricordiamo “Uno di noi”, “La storia di Anders Breivik”.
In particolar questo libro, “Il libraio di Kabul”, è il resoconto di un viaggio intrapreso dalla stessa scrittrice. Nel novembre del 2001, Åsne Seierstad entra a Kabul e nella vita di Sultan Khan, il libraio che ha pagato lo scontro per la dignità della sua nazione con il carcere. La giovane reporter diventa per quasi un anno la “figlia bionda” di Sultan. Ospite nella sua casa la giovane ragazza diventa testimone di amori proibiti, crimini, ribellioni giovanili, punizioni e ingiustizie che segnano la vita di Khan, divisa tra l'onore e le umiliazioni dalle donne nel regime sultano.
La storia è narrata in terza persona, il linguaggio è semplice e comprensivo, rende la lettura piacevole e continua.
Leggendolo ho capito come siano difficili le condizioni di vita delle donne in Afghanistan. La famiglia ha su di loro il diritto di vita e di morte, di serenità e felicità, di pensiero e comportamento. Devono infatti rispettare il volere della società in cui abitano e della famiglia, donando a loro pieno rispetto e servizio.
Scorrendo le pagine alcune frasi hanno catturato la mia attenzione, ad esempio: “Shalika voleva studiare e imparare, e i pretendenti non ci vedevano nessun vantaggio nell'avere una moglie istruita, che sapeva il fatto suo”. In poche parole è racchiuso un importante problema sociale in quel paese. I pretendenti e le famiglie non vogliono che le proprie figlie crescano studiando, ciò porterebbe la creazione di un pensiero proprio e unico capace di dar sfogo alla voce di quelle giovani ragazze che cercano libertà e diritti.
Consiglio vivamente questo libro a tutti!