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"La banalità del bene" di Enrico

"La banalità del bene" è uno dei libri più celebri di Enrico Deaglio.

Giornalista e scrittore italiano, dopo essersi laureato in Medicina a Torino nel 1971, ha lavorato come medico presso l’ospedale Mauriziano Umberto I. A partire dagli anni Ottanta ha lavorato come giornalista televisivo per la trasmissione Mixer, occupandosi in particolare delle vicende della mafia in Sicilia, e ha condotto vari programmi di reportage, inchieste e documentazione sociale su Rai tre.

In questo libro l’autore, che è un giornalista, fa delle domande a Giorgio Perlasca e costruisce il suo racconto basandosi sulle informazioni dategli oralmente. La vicenda è quella di un italiano buono, commerciante di carne, di nome Giorgio Perlasca. Egli si era recato a Budapest per affari. Ricercato dalle SS, invece di fuggire, come avrebbe potuto grazie all' aiuto dell' ambascita spagnola, ha preferito rischiare la vita per salvare quella di migliaia di ebrei. Fingendosi ambasciatore del paese iberico, e falsificando la documentazione d' identita', riusci' a riparare oltre 5000 ebrei in appositi edifici da lui dichiarati sotto la protezione del consolato spagnolo. E cosi', per paura di provocare un incidente diplomatico, i tedeschi lo tollerarono.

Perlasca dunque privo di reali appoggi politici riuscì, aiutato da poche persone, a mantenere in condizioni “ umane “ e degne gli ebrei del luogo, limitandone le deportazioni e uccisioni, anche quando i nazisti invaderanno la città.

Oltre alle testimonianze orali, Enrico Deaglio si basò sul diario che Giorgio aveva scritto.

Questo racconto e questo libro sono stati i protagonisti di un progamma che nel ‘90 fu trasmesso in TV: si parlò della vita di Giorgio Perlasca e lo si ringraziò di tutto quello che ha fatto per quella gente destinata alla morte sicura.

Nelle sue poche, ma significative pagine, narra come venivano trucidate le persone.

"Lei al mio posto, cosa avrebbe fatto?" Chiede Perlasca all' intervistatore Deaglio. Una risposta a tale domanda potrebbe essere:"Non lo so, forse...", Tutto dipende da cio' che e' successo...". Perlasca pensa che tutti avrebbero agito nella sua stessa maniera, quasi fosse stata "naturale" la sua reazione di sfida al regime nazista, alla morte. Ritengo che magari molte non avrebbero trovato il suo coraggio e avrebbero pensato piuttosto a salvare sé stessi: invece egli si è fermato e con semplicità e ha fatto qualcosa di straordinario.

La storia ricostruita in questo libro merita di essere conosciuta soprattutto dalle giovani generazioni per poter comperendere come è facile far del male ma come è possibile anche e soprattutto far del bene, pur essendo uno come tanti, senza privilegi particolari.

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