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“La banalità del male” di Hannah Arendt.

"La banalità del male" è uno dei libri più celebri di Hannah Arendt.

Nata a Linden, nel cuore della Germania, e morta a New York nel 1975, è stata una figura eminente del secolo scorso.

Di famiglia ebraica, dopo essersi laureata in filosofia all'Università di Marburg, come allieva del filosofo Martin Heidegger, fu costretta a riparare prima in Francia e successivamente negli Stati Uniti d'America per scampare alla persecuzione antisemita di Hitler.

Tra le sue opere più celebri ricordiamo: "Le origini del totalitarismo", "La disobbedienza civile e altri saggi", " Verità e politica" e "Ebraismo e modernità".

Nel 2012 è uscito un film ispirato alla sua vita, diretto dalla regista tedesca Margarethe von Trotta e proiettato in Italia il 27 gennaio 2014, in occasione della Giornata della Memoria.

Il libro è una raccolta dei reportage che la scrittrice pubblicò sul New Yorker quando si recò a Gerusalemme per il processo contro il nazista Otto Adolf Eichmann, imputato di crimini contro l'umanità, il popolo ebraico e vari crimini di guerra.

L'uomo fu catturato inizialmente in un sobborgo di Buenos Aires la sera dell'11 maggio 1960. Successivamente fu trasportato in Israele nove giorni dopo e condotto al tribunale distrettuale di Gerusalemme l'11 aprile 1961.

L'autrice spiega le ragioni di come un popolo, quello tedesco, possa rendersi complice dei più efferati crimini contro l'umanità, senza un minimo di autocoscienza.

Nel corso del processo, Eichmann non si è mai considerato un assassino, ma un esecutore, per lui “peccato mortale non era uccidere, ma causare inutili sofferenze”.

Tra le pagine di questo saggio si possono trovare parti originali, tratte dal processo stesso, ma approfondite con i ragionamenti, opinioni e pensieri dell' autrice.

Eichmann si è macchiato nella sua vita di crimini orrendi eppure non è il mostro che ci si potrebbe aspettare.

Egli non odiava gli ebrei, non riusciva a entrare in un campo di concentramento e tanto meno ad avvicinarsi ad una camera a gas. 

Quello che emerge dal pensiero approfondito di Hannah Arendt è il ritratto non di una bestia inumana, caratterizzata dal disprezzo e dall'orrore, ma di un uomo normale, il quale però nella sua normalità fa paura e timore.

È un libro impegnativo da leggere in quanto richiede una notevole attenzione. Tuttavia lo ritengo un'ottima fonte per una maggiore consapevolezza storica e un ammonimento per il futuro. Una lettura densa e ricca di significati importanti. Un'opera da leggere per imparare, maturare e non dimenticare. Un libro da leggere almeno una volta nella vita!

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