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La storia di una donna che sorride alla propria malattia

Giovedì 2 Marzo 2023, abbiamo avuto la possibilità di intervistare Maria de Giovanni, redattrice, blogger , conduttrice radio e tv e autrice di due libri, “Sulle orme della sclerosi multipla”, pubblicato nel 2015, e “Sulle orme della sclerosi multipla. La Rinascita”, rilasciato nel 2018.

Il primo libro è un racconto autobiografico singolare che narra la sua vita e la scoperta della malattia con riferimenti di tipo medico-scientifico, mentre il secondo libro descrive la vita dell’autrice un anno dopo la pubblicazione del primo libro e la reazione nei confronti della malattia.

La malattia di cui parliamo, come anticipato in precedenza, è la sclerosi multipla, una malattia neuro degenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale e che ha fortemente cambiato la vita dell’autrice.


Come si è sentita quando ha scoperto di avere la sclerosi multipla?

“Penso che come accade un po’ a tutti quando sai che la vita ti cambia da un giorno all’altro, la prima reazione sia sempre una reazione di sconforto, di paura e di panico.

Generalmente appena viene diagnosticata una malattia, a meno che la persona non sia formata in merito, c’è sempre l’ignoranza della malattia e delle sue conseguenze nel tempo. Quando mi hanno diagnosticato la sclerosi multipla, credevo che questa patologia facesse finire le persone sulla sedie a rotelle o che portasse alla morte, segnando così il destino di una persona, motivo per il quale la scoperta della malattia è stata abbastanza tragica.”


All’interno dei suoi due libri ha parlato del rapporto con la sua famiglia. 

È stato difficile per lei affrontare questa realtà con le sue figlie?

“Per me la famiglia rappresenta il pilastro della società, l’entità più importante.

Quando mi sono ammalata di sclerosi multipla, non ho avuto nessun problema ad affrontare il discorso con la mia famiglia, perché ho vissuto l’esperienza contraria.

Tutta la mia famiglia era a conoscenza della mia situazione, tranne me. Inizialmente ho vissuto un momento di rabbia, nel quale ho fatto un attestato biologico, che non permettesse a nessuno di prendere decisioni mediche al mio posto nel momento in cui fosse servito.

Ho preso questa decisione, non perché non mi fidassi della mia famiglia, bensì poiché in quel momento mi sono sentita violata da quest’ultima.

Penso che ci siano delle situazioni nelle quali la famiglia debba mettere una persona davanti a un fatto compiuto e supportarla affinché il problema venga affrontato.”


Lei ha parlato di un memento buio che ha trascorso successivamente alla scoperta della malattia. A tal proposito, hai mai pensato di arrendersi?

“Io mi sono arresa nel momento in cui ho pensato soltanto alle terapie e non vedevo una prospettiva di vita. È stato proprio in quel periodo che ho deciso di pianificare il resto della mia vita. 

Vedevo una strada di sola andata, come ho esplicitato nei libri.”


Frequentando il Liceo delle Scienze Umane, ci interfacciamo ogni giorno allo studio delle materie umanistiche e dei suoi maggiori esponenti.

Freud dice che la sofferenza minaccia il nostro corpo che, destinato a deperire e a disfarsi non può eludere quei segnali di allarme, che sono il dolore e l’angoscia.

Nel momento in cui era profondamente giù di morale, ha provato un dolore simile a quello che descrive Freud? Ovvero destinato a indebolire il corpo? Se si, era al corrente dei segnali emanati da esso?

“Penso che Freud sia uno dei personaggi più importanti dell’umanità.

Il dolore fisico fa parte dell’essere umano.

È necessario fare un dissociamento tra il dolore fisico e quello psicologico, perché la psiche può sia aumentare il dolore ma anche cancellarlo. 

Molto spesso è il cervello a inviare segnali al corpo e far percepire il dolore, anche quando non è presente.

Penso che Freud volesse riferirsi proprio a questo concetto.”


Come riesce a superare i momenti di sconforto? Ha dei rimedi in particolare?

“Cerco sempre un’ alternativa al mio dolore e sono fiera della mia determinazione, che nonostante il dolore, mi spinge a fare tutto quello che voglio e a prendere con positività tutto quello che mi accade.”


Quali sono le emozioni che ha provato nella stesura dei suoi due libri?

Che ruolo ha avuto la scrittura durante la sua malattia? L’ha aiutata ad affrontarla?

“Ho impiegato un annetto per la stesura del primo libro, a causa di svariati problemi dovuti alla malattia. Spesso scrivevo un rigo, per poi dimenticarmi cosa avessi scritto.

Il secondo libro ha svolto una funzione molto importante, perché mi ha permesso di guardarmi dentro e trattare temi astratti quali l’amicizia e la lealtà.

Le emozioni sono sempre tante quando si scrive.

Mi sento fortunata ad essere ancora in grado di trasformare un emozione in una frase, perché non è semplice.

Io amo la scrittura, non solo per il mio lavoro, ma in quanto una parte di me viene colmata.

La scrittura insieme alla lettura sono parte della mia quotidianità.”


Quale messaggio vuole trasmettere tramite il libro?

“Forse dovrei essere io a farvi questa domanda.

Il messaggio è quello di non arrendersi, ma di affrontare il mondo nei suoi problemi.

A tutti può capitare di vivere una piccola o grande tragedia per svariati motivi, ma l’importante è trovare un piano B.

Molto spesso sono propri quei momenti di sconforto che ci fanno scoprire la nostra forza e i veri valori della vita.”


Sta leggendo qualcosa di recente?

“Sto leggendo un libro sul buddismo e ho appena finito di leggere il secondo libro di Papa Francesco. 

Amo la lettura e mi piace anche leggere più libri contemporaneamente per allenare la mente.”


Negli ultimi anni, le nuove generazioni non apprezzano molto quello che hanno.

Anzi, si focalizzano su ciò che non possiedono. Lei ha qualche consiglio da dare a queste persone? Cosa si sente di dire a noi giovani?

Io amo i giovani e penso siano le colonne portanti del futuro.

Penso che ci siano due modi di acculturarsi, da una parte vi è lo studio scolastico, mentre dall’altro c’è la lettura, la fame di sapere, la curiosità.

Noi adulti possiamo tramandare il nostro sapere e farvi capire che la vita va oltre gli smartphone e l’aspetto materialista.

Bisogna che i giovani acquisiscano valori fondamentali, attraverso momenti di confronto,  dove sbagliare e crescere.

Voi dovete vivere la vostra vita da sedicenni nel modo giusto.

Non abbiate paura degli ostacoli che ci saranno nella nostra vita.

La vita non sarà sempre rose e fiori ed è proprio questo ciò che fa crescere una persona.

Cercate di cogliere il bello della vita e non focalizzatevi sui problemi, ma trovate la forza di rispondere alle difficoltà con un sorriso!”


La sig.ra De Giovanni ci ha offerto tanti spunti di riflessione.

Frequentemente tendiamo a focalizzare le nostre energie lamentandoci e vedendo sempre il marcio nella situazioni, mentre dovremmo invece affrontare le difficoltà e i momenti bui, con più positività e grinta.

Come detto da Maria De Giovanni, una vita piatta, non è una vita vissuta, perché senza i momenti di sconforto non capiremmo mai ciò che è fondamentale nella vita e ciò che è superfluo.

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