“Le notti bianche” è uno dei racconti introspettivi più accreditati nel panorama letterario russo.
Pubblicato nel 1848, dal celebre Dostoevskij, il racconto riflette la sensibilità romantica dell’autore e sensibilizza temi universali come la malinconia e la solitudine.
Gli eventi narrati si svolgono in quattro notti pietroburghesi all’inizio della stagione estiva, quando ormai gli abitanti si sono rintanati nelle loro case e il narratore, solo e infelice, percorre le vie delle metropoli.
Durante una di queste notti bianche il protagonista del racconto incontra una ragazza che risveglia in lui l’amore,una sorta di riconciliazione con la realtà.
I due iniziano a condividere i loro pensieri e sentimenti,dando vito ad un legame profondo durante le loro passeggiate notturne. Tuttavia, il protagonista si trova presto a dover affrontare la complessità delle emozioni reali, mettendo in discussione il confine tra sogno e realtà.
Nel racconto Dostoevskij presenta il Sognatore, vittima delle sue stesse fantasie che sovente si estranea dalla realtà e idealizza storie fantastiche.
Egli vive in una dimensione onirica e per questo oscilla tra la speranza e l’immaginazione, tuttavia queste non reggono l’urto con la realtà e per questo subentra la disillusione.
A mio parere il libro è di un’attualità impressionante, poiché al giorno d’oggi, soprattutto con l’avvento della tecnologia, il fenomeno dell’alienazione e dell’isolamento sono comportamenti molto frequenti anche in zone densamente popolate ;molto familiare è anche l’incapacità di rapportarsi con altre persone.
Dostoevskij ci insegna a sognare rimanendo nei limiti, affinché si possa rimanere connessi con l’effettiva realtà.
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