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“Se questo è un uomo” di Primo Levi.

"Se questo è un uomo" è un romanzo autobiografico redatto da Primo Levi, nato a Torino nel 1919 in una famiglia ebrea e morto nel 1987. Il libro, pubblicato inizialmente dalla piccola casa editrice “De Silva”, è stato successivamente ripubblicato dalla casa editrice Einaudi, ed è diventato uno dei libri-testimonianza più celebri di quanto accaduto nei lager di sterminio.

Il libro narra la storia di Primo, un ebreo che viene catturato il 13 gennaio 1943 e mandato, insieme ad altri 650 ebrei, ad Auschwitz. All’interno della biografia vi è la descrizione di tutta l’esperienza dell’autore a partire dal viaggio (iniziato a Febbraio 1944 da Fossoli nei pressi di Modena) sino alla liberazione avvenuta il 27 Gennaio 1945. Primo Levi racconta ogni mimino dettagli sulla sua tragica esperienza a partire dal suo arrivo e della sua nuova identità: un numero. Arrivate ai campi dì concentramento, difatti, le persone vengono private della loro reale identità che viene sostituita con un numero, che permette loro di essere riconosciute. La vita nel campo viene descritta da Primo Levi come una vita dura e disumana, in cui le persone possono essere divise in due gruppi: sommersi, ovvero gli uomini che sono stati travolti dal sistema dei lager ed hanno dimenticato la propria umanità e i  salvati, ossia coloro che si sono aggrappati alla loro umanità e ai loro ideali e non hanno dimenticato ciò la loro “semenza” (come dice Primo Levi citando la frase pronunciata da Ulisse ai suoi compagni) e si sono adoperati in ogni modo pur di sopravvivere.  Egli, racconta infine l'epilogo della prigionia causata dalla fuga dei Tedeschi assieme ai prigionieri sani a causa dell’arrivo dell’Armata Rossa.

Egli, difatti, non viene portato in quanto ammalato di scarlattina e riesce a sopravvivere sino alla liberazione.

Questo libro è molto profondo e introspettivo poiché non si limita a raccontare semplicemente le brutalità dei campi di sterminio, bensì fa riflettere su molti aspetti della vita mediante l’utilizzo di molte metafore  e riflessioni. Personalmente sono rimasto inorridito dalla leggerezza e dalla casualità con cui veniva decisa la morte o la salvezza di una persona.

Basti pensare a Primo Levi, il quale si è salvato grazie alla sua malattia al momento della fuga dei tedeschi. Altro aspetto che mi ha colpito particolarmente è il fatto che l’autore, nonostante tutte le sofferenze e i maltrattamenti subiti, non si sia mai dimenticato di essere un uomo.

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